lunedì 19 settembre 2011

Autogrill Mediterraneo


Il navigar mi è dolce in questo mare... ed ecco che quando penso alle imbarcazioni, quasi mi sovviene il richiamo ad altri tempi, come se l'immaginazione si traslasse in una dimensione atemporale, ma non astratta, anzi, ben concreta perché l'uomo in concreto naviga dai tempi che furono ed il Mediterraneo è da sempre protagonista di rotte antiche e moderne, sia commerciali che turistiche ed ahimè, anche belliche.


L'atemporale permette ai ricordi di spaziare liberi e disordinati. Il sottofondo di una nostalgica fisarmonica in lontananza propaga il ricordo offuscato di quella crociera sull'Ausonia, nel piccolo bacino del gran Mediterraneo.
Avevo poco più di nove anni, quando il citofono della casa di Napoli a Secondigliano suonò: “Scendete?! Io sono qui sotto, vi aspetto!”
Con spigliato far napoletano, il cugino quasi minore dei suoi due fratelli, con la sua Spider ormai fuori serie, era venuto a prenderci per accompagnarci "mamma, papà e io" al porto di Napoli, da dove salpano le navi da crociera.
Ricordo invece molto bene i sedili di quell'auto. Ricordo bene la soffice usura del velluto sbiadito color porpora. Lo stesso color porpora sbiadito che ho ritrovato anni dopo in una traversata improvvisa, sistemata con lo zaino ed in poltrona per costeggiare l'Italia bella tutta verso il sud, fino alla Sicilia.
Prima di accoccolarmi sulla poltrona, avevo contemplato l'immenso ventre semiaperto della nave, la scritta laterale in obliquo Grimaldi e riflettevo su come si apprestava ad ingurgitare le macchine, le moto ed i tir in fila per l'imbarco. Sembrava una delle illustrazioni di E. Mazzanti nel libro “Le Avventure di Pinocchio”.
Che dire: pensieri, ricordi, lontananze, distanze... parole che spesso richiamano un sentimento forse comune ed a molti familiare, ma invece no.
No, perché credo che se allora avevo poco più di nove anni, ora ne ho ben quattro per otto, e l'entusiasmo di salpare mi ricorda sempre che come il sole sorge, le navi salpano e come ogni luminoso ed irradiante tramonto, le navi attraccano.
Di professione non sono marinaia, ma cerco di navigare l'esistenza. Salpare per navigare su una Grimaldi mi ha concesso l'onore di conoscere molti dei miei concittadini napoletani che invece si son dati alla vita in mare. L'equipaggio di una nave, credo ne faccia l'anima e la nave credo ne costituisca a sua volta il mondo.
Quando il 7 luglio alle 22.30 ero sul ponte d'ingresso della Grimaldi che salpava da Barcellona per Roma, aspettavo l'ascensore che mi avrebbe portata al ponte della cabina assegnatami, il personale di bordo  augurava il benvenuto e mai prima di allora avevo pensato all'astrazione atemporale in cui può traslarti il dolce navigare.
Uno degli assistenti di bordo mi dava il benvenuto e mi raccomandava di
lasciare la cabina prima delle 6 del mattino. Io ero un po' confusa perché salpavo da Barcellona e, per quanto la Spagna sia vicina, sapevo che il bastimento carico di passeggeri vacanzieri ci avrebbe messo ben dodici ore per sfiorare la Sardegna ed arrivare alla mia destinazione di Porto Torres.
Perplessità. Ma poi svanita nel realizzare che sì. Eh sì, la nave ti porta, ti culla sulle onde, ti inebria e ti astrae nelle sue rotte su e giù, avanti e indietro, andata e ritorno... ma poi qual è l'andata, qual è il ritorno?
Se si ripensa con costante nostalgia al luogo da cui si viene, come ci si focalizza sul dove si va?
Il simpatico assistente si era semplicemente confuso tra tante andate e tanti ritorni per il piccolo bacino del gran Mediterraneo. Lo ero stata anch'io un anno addietro navigando sulle acque torbide dell'oceano tra le montagne sull'acqua di Halong Bay.
Ma in Asia non ci sono gli autogrill e per questo che poi quando osservo le rotte disegnate sul Grimaldi Magazine Mare Nostrum penso che esista l'autostrada del mare e che salire a bordo sia come astrarsi nell'atemporale, come se entrare in un autogrill ti allontanasse dalla dimensione viaggio perché non sai chi sta passando, sorpassando o rallentando, perché ti trovi sulla corsia dell'astratto.

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